I contributi che in questi nove mesi sono arrivati ai laboratori di Civico22 sono davvero tanti e tutti qualificati. Quelli dei tanti Docenti dell’Università degli Studi del Sannio, citiamo il professore ed amico Giuseppe Marotta per tutti, che hanno dato sostegno scientifico al nostro percorso con entusiasmo civico; la grande energia generativa del professore ed amico Leonardo Becchetti; i contributi emersi nei dialoghi con Francesco Saverio Coppola e Fausto Pepe sulla Governance; quelli degli incontri con i tanti pediatri e psicologi della città che sono diventati attivisti di Civico22; le suggestioni ed i suggerimenti di tanti ambientalisti beneventani, le lotte del comitato Acqua Bene Comune e di Benevento in Bicicletta; i confronti con gli ingegneri ed i sindacati e con Costantino Boffa sull’impatto che avrà la Napoli-Bari in città; l’ascolto del grido lanciato dai Vescovi delle arre interne; la presentazione del professore ed amico Francesco Caruso su Benevento Capoluogo e degli architetti Francesco Carbone e Alfredo Chiariotti sul progetto di un nuovo possibile Terminal in un’ottica diametralmente opposta alla cementificazione prevista; gli attivisti che hanno fermato la speculazione previste dall’affaire Stat insieme ad altre organizzazioni beneventane che sono scesi in strada in difesa degli alberi della città e tante e tanti altri. Ma soprattutto i tanti cittadini che si sono confrontati dal vivo, via whatsapp, via zoom, sui social per non arrendersi, per non perdere il sogno di una Benevento migliore.
Qual è questo sogno? Leggendo tutti i contributi arrivati si compone davanti a noi un’immagine plastica ed apparentemente paradossale delle direttrici dello sviluppo che molti beneventani sognano per la loro città: non essere più esclusi e marginali rispetto allo sviluppo economico e turistico della Regione e del Sud Italia, essere collegati con infrastrutture più veloci e più moderne al Paese e contemporaneamente non seguire il mainstreaming dei modelli di sviluppo liberisti e della cementificazione selvaggia delle città, ma investire su una mobilità lenta e sostenibile, che favorisca il “passo d’uomo”, che riprenda il verde della città e delle contrade per farlo diventare asset principale della nostra qualità di vita, che investa sulla lentezza inclusiva, cercando una più ampia forma di distribuzione della ricchezza in città, a partire dal sistema degli affidamenti locali e dalla promozione delle reti di auto-mutuo-aiuto e del welfare di prossimità.
Essere più veloci e più lenti contemporaneamente, senza risolvere la contraddizione pendendo verso l’una o l’altra delle dimensioni, ma attraversando il confine per perseguire ed includere entrambe queste ambizioni in un modello di sviluppo che metta al centro l’uomo, la donna e l’ambiente e che prenda in carico l’arretratezza del nostro sviluppo economico portandoci verso una crescita possibile, non solo economica, ma anche demografica, culturale, sociale.
Benevento può essere ultimo residuo della globalizzazione, uno dei tanti “place left behind” (luoghi lasciati indietro) dal capitalismo globale, marginale e tendente alla sparizione in favore delle grandi metropoli, oppure diventare un laboratorio europeo del benvivere, della green economy, dell’economia civile, dell’economia circolare, del welfare di prossimità, dell’ecologia integrale, il centro di una vera e propria rivoluzione che parte dal Sud e dalla forza dei nostri legami sociali.
Gli attivisti di Civico22 che hanno iniziato a disegnare la nuova città parlano di questa rivoluzione, una rivoluzione gentile e verde, laica e religiosa, culturale e sociale, politica e civica, che chiede l’impegno di tutte e tutti per essere sempre più coinvolgente a favore della città che verrà.

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