IL MANIFESTO

𝗖𝗶𝘃𝗶𝗰𝗼𝟮𝟮 nasce da una consapevolezza e da un desiderio. Le città medie e piccole possono avere una marcia in più, in questo mondo di grande caos dei rapporti globali, in questa epoca in cui un click su un pc a Singapore può decidere le sorti di migliaia di lavoratori in Europa e in cui le disuguaglianze mondiali hanno raggiunto cifre spaventose – con 20 persone che detengono la stessa ricchezza complessiva di 3 miliardi e 600 milioni di uomini e donne – e in cui oltre un miliardo di cittadini nel mondo abita negli slums, le periferie indecenti e invivibili delle grandi aree metropolitane. 

Nelle città medie e piccole la relazione umana può ancora essere l’X-factor per una ripresa, per un’inversione di tendenza, per una città a misura di umanità, da sempre ricercata dai filosofi politici. Il desiderio è che Benevento possa essere una “città a misura di umanità” perché ha le dimensioni e il carattere per diventare un laboratorio nazionale ed europeo per il cambiamento positivo dell’abitare, del costruire, del produrre e del benvivere.Non tutti gli spazi possono definirsi a misura di umanità: non lo sono quelli che escludono, quelli che marcano disuguaglianze, non lo sono quelli che strumentalizzano la vita degli altri a soli fini consumistici o che non lasciano maturare alcuna relazione identitaria tra luogo e persona.

𝗖𝗶𝘃𝗶𝗰𝗼𝟮𝟮 nasce dalla condivisione di una riflessione operata da diversi urbanisti e riportata in un recente saggio di Richard Sennet: la relazione umana ha una distanza massima per conservare tutte le caratteristiche che la rendono speciale. Oltre i 22 metri di distanza il volto dell’altro diventa anonimo, non trasmette a chi gli sta di fronte gli umori, i sentimenti, le agitazioni.Oltre i 22 metri un volto è simile ad una emoticon. E con la testa della gente china su uno schermo le città perdono spesso il volto della loro umanità anche prima dei 22 metri.In quest’epoca così densa di cambiamenti e sconvolgimenti politici, finanziari, climatici, produttivi, il ruolo della città sembra avere ancora maggior peso per imprimere una direzione di senso nelle esistenze dei suoi abitanti. 

Una città non può fermare l’onda montante del cambiamento climatico, ma può decidere da che parte stare rispetto al presente e al futuro degli stili di vita sostenibili.Una città non può risolvere il fenomeno migratorio mondiale, ma può dire da che parte sta rispetto all’accoglienza o al respingimento.Una città non può fermare i crack delle banche e delle multinazionali che hanno sedi nel suo tessuto civile, ma può stimolare ed avviare nuovi processi economici con i suoi cittadini. Per queste ragioni, il civismo e l’impegno civico sono forse il miglior modo di “fare ed essere” esercizio della politica praticata: un modo “nuovo” non solo per una singola città, ma per il mondo intero. In questo metodo di studio e di lavoro, il gruppo che fonda 𝗖𝗶𝘃𝗶𝗰𝗼𝟮𝟮 si ispira al Manifesto Prologo Italia di Leonardo Becchetti, Alessandro Rosina, Mauro Magatti, Marco Bentivogli, che – a partire dagli assunti dell’Economia Civile – invita i movimenti civici a cambiare prospettiva:prima ancora di pensare al lato dell’offerta politica – in un’arena pubblica sempre alla ricerca di nuovi soggetti, quasi che i partiti siano diventati di plastica, usa e getta, da cambiare ogni volta che perdono una tornata elettorale – riteniamo necessario lavorare dal lato della domanda.

Possiamo contribuire al Bene comune dell’Italia e della sua vita politica se aggreghiamo tutte quelle componenti vitali che operano oggi nella società (e magari in misura importante al momento delle elezioni sono prese dalla sfiducia e vanno a costruire il partito di maggioranza degli astenuti) per formare quello che in economia chiameremmo un “gruppo di acquisto”, ovvero un insieme di cittadini che si organizza per fare massa critica e aumentare il proprio potere contrattuale nei confronti dell’offerta. Un “gruppo di acquisto” che si organizza e crea una vision (fondata sulla generatività, sulla sussidiarietà e sull’economia civile) e fissa un’agenda di priorità politiche su cui misurare l’impegno concreto dei partiti. 
Benevento, con i suoi preoccupanti indici di povertà strutturale e con tutti i sacrifici che ha compiuto in questi anni per tentare di riscattarsi dall’anonimato delle città medie, ha ancora tante carte da giocare a proprio favore. 

Benevento ha un grande capitale sociale che sta sempre di più cedendo ad altri territori, cioè i propri giovani, alcuni dei quali – in percentuali di rilievo sul piano nazionale – eccellono negli studi e le cui competenze sono decisive per il nostro riscatto e tanti altri che vorrebbero mettere a valore i propri talenti e non vi riescono per assenza di condizioni minime di esercizio di una cittadinanza piena, che naturalmente comprende la dimensione lavorativa.

Benevento è una città di fiumi, di paesaggi collinari, di fede, di protagonismo sociale importante, è una città dove brillano importanti marchi di fabbrica e dove eccellono tanti liberi professionisti, è stata tagliata fuori dal mainstreming autostradale eppure è rimasta centrale nei collegamenti tra Tirreno ed Adriatico, tra il Centro e la Puglia, è città media che fa da porta di accesso al Matese ed è una delle poche città in Italia in cui la corona rurale che la circonda è fatta di vigne e di agricoltura altamente qualificata e non solo dal paesaggio incantevole della Dormiente. 

Benevento è oggi dotata di un PUC di grande rilevanza strategica ed è stata attraversata da importanti lavori urbanistici che hanno saputo connettere i quartieri tra di loro e valorizzare i paesaggi fluviali come non era mai accaduto prima.Benevento sarà attraversata nei prossimi anni dalla prima tratta ferroviaria di Alta Velocità ed Alta Capacità prima grande opera italiana progettata rispettando princìpi di sostenibilità economica, ambientale e sociale, nata dalla concertazione con tutte le comunità coinvolte. 

Grazie a questa opera Benevento potrà godere di un incremento della competitività del trasporto su ferro oltre che dell’integrazione della rete dei servizi correlata a questa importante infrastruttura. Oggi Benevento è candidata a rafforzare la sua posizione di baricentro tra la Campania e la Puglia e tra il Nord e la Puglia: la sfida vera sarà cogliere le opportunità del suo essere “città di frontiera”.Benevento ha in sé il carattere dell’autonomia “confederale” dei sanniti e della vicinanza affettiva a Napoli, a Campobasso, a Foggia.Benevento ha dentro di sé l’epopea Longobarda e i fasti di una enclave pontificia che l’ha resa centrale nel suo essere “terra di mezzo” e “terra di confine”: il Canto beneventano ha preceduto il Canto gregoriano nel mondo e l’Arcidiocesi di Benevento ha governato da Boiano fino a Cerignola per secoli.

Benevento è stata ed è terra di sperimentazione e di novità: l’industria dolciaria, l’aereonautica, il tabacco Kentucky con cui si chiudono anche i sigari cubani, l’urbanistica armoniosa del Rione Libertà, l’importanza nazionale dei suoi teatri, i suoi festival, i suoi diversi artisti conosciuti in tutto il mondo. 

Oggi Benevento, come molte città medie, vive il suo momento di disorientamento, il suo “che fare?”, la sua ricerca di un posto nel mondo che non sia solo un post, una comunicazione asfittica e vuota per essere dentro ad una vetrina, ma una vera e propria relazione tra il suo essere parte del mondo ed il mondo intero.La sfida è complessa e impegnativa, per questo abbiamo pensato – pur provenendo da diverse storie ed esperienze – che questo è il momento di guardarci a meno di 22 metri, sederci ad un tavolo e avviare nuove strategie di progettazione partecipata.
Da dicembre inizieremo i Laboratori di 𝗖𝗶𝘃𝗶𝗰𝗼𝟮𝟮 e tutti potranno contribuire ad offrire uno sguardo nuovo alla città, partendo da uno sguardo nuovo sul mondo. Saranno 11 laboratori aperti a gruppi di massimo 30 persone.Ogni laboratorio avrà il compito di elaborare entro luglio 2020 un position paper su quell’aspetto della città che ha dibattuto.

Dall’insieme dei position paper verrà fuori un documento unico sulla Città che consegneremo a tutti coloro che vogliono candidarsi a realizzarlo. Come avviene per le pratiche di consumo critico, saranno i cittadini ad orientare la politica con un movimento dal basso che, come insegna Amartya Sen, si esercita nel dialogo prima ancora che nel voto.Il vero esercizio democrazia è nel dialogo sulla Città che avviene entro i 22 metri.

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