CIVICO22 per la Palestina – Appello alle scuole

Appello alle scuole: immaginiamo che il conflitto sia esploso a Benevento ed attualizziamolo nel contesto della nostra vita.
Come piccola comunità politica non possiamo restare indifferenti e muti di fronte all’ennesima escalation di violenza avvenuta contro un popolo oppresso, il popolo palestinese.
Non avendo i mezzi per fermare le violenze, ci impegniamo a “connetterci” con quelle sofferenze, chiedendo ai docenti di ogni scuola beneventana di dedicare un’ora di lezione sulle cause del conflitto in corso a Gerusalemme e in tutta la Cisgiordania.
Perché gli alunni e i cittadini Beneventani possano meglio empatizzare con il popolo palestinese chiediamo che si possa utilizzare la tecnica dell’attualizzazione nel contesto di vita.

Immaginiamo che il conflitto fosse esploso a Benevento.
Questi sono i motivi che sono alla base della sua esplosione: “Gli scontri esplosi nella Spianata delle Moschee e iniziati come spesso accade in nella Città Santa fuori dalla Porta di Damasco (punto di contatto tra Gerusalemme Ovest e Gerusalemme Est) sono il frutto di una escalation di tensione per via delle costrizioni sempre più stringenti lamentate dai palestinesi specie visto il mese di Ramadan. Ma l’antefatto, la miccia che ha innescato un confIitto comunque mai sopito, è stato un contenzioso relativo alla paternità di alcune case nel quartiere arabo di Sheikh Jarrah.
Quattro famiglie palestinesi che abitano alcuni appartamenti sono state oggetto di un’ordinanza di sgombero da parte della magistratura israeliana (l’udienza è stata poi rinviata di un mese per via degli scontri). Secondo il tribunale i legittimi proprietari sarebbero degli israeliani che persero case e terreni durante l’aggressione giordana a Israele del 1948. E infatti, le famiglie palestinesi ricevettero in modo del tutto legittimo quelle dimore negli anni ’50 ma dalle autorità giordane che all’epoca controllavano Gerusalemme Est.
Entrambe le parti hanno presentato la documentazione necessaria per dimostrare la propria posizione, ma la controversia legale ha comunque creato tensione tra manifestanti palestinesi e abitanti ebrei, per nulla risolte, anzi esacerbate, dall’intervento delle forze di polizia israeliane”
(vedi su http://www.nazionefutura.it/…/cosa-sta-succedendo-a…)

“A Giaffa, dove centinaia di famiglie arabe, attendono da anni un alloggio pubblico, si vive una situazione di grande nervosismo sociale. A metà aprile ci sono stati scontri nella città sullo sfondo di piani per vendere un grande edificio nel quartiere arabo di Ajami a un collegio rabbinico di orientamento nazionalista. Molti lo hanno visto come un tentativo per cacciare via i residenti arabi. Sulla scia di quei disordini, si è tenuto un incontro tra la polizia e i funzionari di Amidar per allentare le tensioni ma l’escalation a Gerusalemme e lo scontro militare tra Hamas e Israele, ha riaccesso tutto in città come Lod, Giaffa e persino Haifa”.
(vedi su https://ilmanifesto.it/a-lod-citta-mista-non-e-odio-tra )

Agli alunni potremmo chiedere di prendere una mappa della città ed indicare sulla mappa gli agglomerati delle Case Popolari. Una volta evidenziati gli agglomerati, si prendano informazioni su quante famiglie ci abitano.
Poi ci si potrebbe domandare cosa sarebbe successo a Benevento se un’autorità statale avesse deciso che quegli abitanti, che oggi abitano in quegli edifici magari da decenni, saranno a giorni buttati fuori da nuovi ricchi possidenti austriaci o dello Stato Pontificio, che avanzano diritti storici su quegli immobili.

Se arrivasse un ordine di sgombero del genere contro quattro famiglie beneventane a cui non viene offerto tra l’altro alcun riparo, ci sarebbe stata una sommossa in città?

Ancora. Si prenda una mappa della città e venga disegnato un muro. Non un muro che ci divida da Pietrelcina o da San Giorgio del Sannio, ma che attraversa la città e che costringa una mamma che accompagna i bimbi a scuola ad attraversare due checkpoint, anche se da beneventana sa che quel territorio appartiene alla sua città e non ad uno stato estero che lo ha occupato illegalmente. Il muro isoli il Corso Garibaldi in maniera tale che chi a piedi voglia raggiungere dal ponte Vanvitelli il Viale degli Atlantici sia costretto a prendere obbligatoriamente una automobile; il muro attraversi anche contrada la Francesca in maniera tale che un agricoltore debba attraversare un checkpoint anche per andare ad irrigare la propria terra o per approvvigionarsi dell’acqua che è di proprietà del suo comune.

Dopo aver fatto questi due esercizi, chiediamo agli alunni se la sofferenza dei palestinesi ci riguarda o meno.
Se gli alunni e le alunne avranno empatizzato con quel dolore, potrebbero contattare la comunità islamica beneventana per testimoniare la loro solidarietà.

Infine ci si soffermi sugli effetti della “gentrificazione” di Benevento, rileggendo l’intervista a Nadim Nashef, animatore della società civile palestinese.
«Tanti fattori concreti, non l’odio tra arabi ed ebrei o la tensione religiosa di cui parlano alcuni, sono dietro le scene da guerra civile che si sono viste nelle strade di Lod martedì notte». Nadim Nashef, direttore di «Aamleh, The Arab Center for the Advancement of Social Media» ed esponente della società civile palestinese in Israele, sgombra il campo dalle letture superficiali di ciò che accade nelle città miste, dove ebrei e arabi vivono insieme. «Parlo di cose reali, anche di natura politica – aggiunge Nashef, al quale ieri abbiamo rivolto alcune domande – ma più spesso legati alla vita quotidiana. Mi riferisco alla gentrificazione, la disoccupazione, la discriminazione e lo sfratto di famiglie arabe non in grado di pagare affitti sempre più elevati. Il tutto unito alla penetrazione (nei quartieri arabi) di attivisti di organizzazioni della destra ebraica. Problemi che si registrano anche in altre città miste di Israele, come Haifa e Acri, e che hanno punti in comune, ad esempio, con la vicenda delle famiglie palestinesi a rischio di sgombero da Sheikh Jarrah, a Gerusalemme»
(vedi su https://ilmanifesto.it/a-lod-citta-mista-non-e-odio-tra )

Alla luce delle dichiarazioni di Nashef ci si chieda se anche a Benevento, con la povertà in aumento e le case popolari sempre bloccate nella loro graduatoria, non si stia vivendo una lenta erosione dei diritti dei più deboli e cosa si può fare per porvi rimedio.

In questo modo Benevento non avrà fermato le violenze e l’oppressione ma avrà fatto 22 metri in avanti verso una pace possibile, che parte sempre dal luogo in cui abitiamo con le persone che ci circondano.

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