di Giovanni CALABRESE
Nel 1993, il Presidente dell’Università nazionale di Bogotà Antanas Mockus si trovò di fronte ad una folla di studenti in protesta che gli impediva di parlare. Improvvisamente Mockus si lasciò cadere i pantaloni, mostrò le natiche e spiego in seguito: “ Il comportamento innovativo può essere utile quando si esauriscono le parole”. Il problema è che di solito le parole non si esauriscono. La pratica della politica, istituzioni governative è caratterizzata da molte parole, scritte in relazioni, delibere, pronunciate in riunioni, consigli di amministrazione e sessioni di dibattito. Inoltre, queste parole spesso sottolineano l’obiettivo e il razionale, il tangibile, l’efficiente. Gran parte di ciò che fanno i leaders, Sindaci, Managers, Politici spesso è vincolato da una visione che esula da una applicazione di co-creazione, partecipazione; si scartano le piccole storie, il simbolico, l’emotivo – ciò che io definisco corrente sotterranea, il sottofondo della pratica politica. La scuola per me rappresenta quel sottofondo in cui da tempo provo a lavorare.
La motivazione che oggi mi spinge a partecipare alla scuola di formazione politica di Civico22 è per costruire uno spazio di lavoro per la città, oggi perfettamente allineato ed in continuità con il mio lavoro di Social Designer ed ARTivista nelle aree interne. Oltre ad un impegno concreto per il bene comune, credo che la Scuola possa essere una opportunità per trasferire il mio impegno sociale dalle aree marginali della provincia alle fragilità della nostra città: le contrade.
Sono nato e cresciuto in contrada, quella di Santa Colomba, tra Benevento ed il Casala Maccabei. In uno spazio di confine. Come il Cavallo sulle mura di cinta del nostro Hortus Conclusus, dove puoi davvero capirne il senso provando a starci, salirci e vedere oltre quel giardino. TRA il giardino e la città. Da allora ho capito che il cavallo era una posizione attiva, essere tra il giardino e tutto il resto, tra la mia connessione con il mondo e il mio spazio intimo che provo continuamente a ridefinire.
Nel mio impegno professionale ho mantenuto sempre quella posizione: “stare” tra le cose.
La scuola di formazione è una ulteriore occasione di incontro TRA diverse persone, realtà, desideri, ambizioni, aspettative per costruire uno spazio di confronto, una sovrapposizione di possibilità in costante contaminazione che trovano sfogo nella pluralità del fare, sperimentando il confine appunto, dove le intersezioni tra le cose possono essere tradotte in Azioni concrete per la città. Uno spazio dove “io sono perché noi siamo” racchiudendo esattamente il senso di singolarità imprescindibile dell’essere individuo il quale opera nella pluralità dell’essere-insieme. Ecco cos’è la scuola e mi aspetto possa operare tra l’etica morale e l’etica della responsabilità che in qualche modo caratterizza l’impegno individuale (quello morale), per corrispondere in qualche modo a quello collettivo (sulla responsabilità).
Se parliamo di responsabilità non possiamo non parlare di salute che necessiità una ridefinizione del concetto, presupposto fondamentale per superare le criticità emerse durante la crisi sanitaria del nostro sistema sociale e culturale. Il Budget di salute è una possibile risposta alla crisi. Vediamo perchè.
Cose è il Budget di salute?
È uno strumento fondamentale di cambiamento per TUTTI. Per cambiare, TUTTI dobbiamo partire dai più fragili per progettare in maniera universalistica. Il budget di salute è una strategia di sviluppo dinamica che sostenendo ed accompagnando in maniera personalizzata le persona con fragilità, interpretando bisogni e desideri, crea benessere alla comunità di riferimento. In città abbiamo storie di successo incarnate in attività imprenditoriali come l’orto di casa Betania, in provincia abbiamo invece l’albergo diffuso di Campolattaro e tante altre. Una salute pubblica che tiene conto delle determinanti sociali, condizioni esistenziali di una persona per sentirsi parte di una comunità. La comunità che accoglie e partecipa al bene comune tenendo conto della fragilità. Ulisse non potè fare a meno dell’arciere Filottete per vincere la guerra pur essendo ferito e abbandonato dallo stesso perchè morso da un serpente. Quando abbandona Filottete, Ulisse abbandona colui che gli è utile per vincere la guerra. Nel Filottete troviamo invece un uomo che, nonostante la sofferenza, ha ancora qualcosa di potente da offrire, qualcosa che salverà anche i suoi concittadini. Questa tragedia di Sofocle ci insegna come ben scritto nel libro di Eric Greitens:” Non si abbandona mai la battaglia” e non solo, che in quanto membri di una comunità non possiamo abbandonare la fragilità. Le persone fragili hanno molto da dare, forse proprio ciò di cui abbiamo più bisogno. Il budget di salute è uno strumento concreto che avrebbe permesso ad Ulisse di non abbandonare Filottete per 10 anni. Una possibilità di cambiamento quindi non solo per le persone fragili che potranno essere protagonisti del cambiamento, ma per TUTTI noi che ci prestiamo ed impegniamo al servizio della nostra città.
Il primo giorno di scuola è sempre diverso perché non sai mai cosa aspettarti pero ti lascia sempre una comunità di riferimento. Un luogo di intrecci tra persone diverse, in questo caso con età ed aspettative diverse, che si traducono in grande amicizie ed affettività che a loro volta generano relazioni di impegno per un qualcosa che può essere studiare prima di un compito in classe o qualcosa di piu ambizioso e coraggioso come impegnarsi per la propria città.