Moretti, coalizione ArCo: “senza ArCo, oggi i beneventani sarebbero stretti a votare una classe politica anno 1996”

di Gabriella Debora Giorgione – Trenta minuti circa per un’analisi politica asciutta, determinata e senza appello, citando Camus: un Angelo Moretti inedito, quello che ieri sera ha infiammato i cuori della piazza antistante il Pala Ferrara, Quartiere Ferrovia.

Chi pensava a lui come al “bravo ragazzo studioso che fa un po’ di politica per allenarsi al 2026” ieri sera ha ricevuto un messaggio forte e chiaro: «Senza ArCo, oggi i beneventani sarebbero stretti a votare una classe politica anno 1996. E’ chiaro a tutti che Benevento non ha una rappresentanza politica che la collochi in Europa: né Mastella, né il Pd possono farlo. A chi ci dice “il vostro turno verrà” noi rispondiamo che il momento è adesso, che non possiamo aspettare, che il ceto politico di questa città ha fallito ed è il momento di cambiare», ha detto chiaro Moretti.

Che non sia una stucchevole “operazione rottamazione” Moretti lo chiarisce per bene: «Guardate questa piazza, il parco Cellarulo, via Saragat, le contrade, i nostri due fiumi: siamo una città straordinariamente bella ma abbandonata in tante “città sospese”, senza più visione ma soprattutto senza rappresentanza. Non è possibile che oggi, nel 2021, noi come unica scelta abbiamo quella di votare un ceto politico che per anni ha sempre scaricato le responsabilità di questo abbandono sui politici precedenti: di chi è la responsabilità del novantunesimo posto nelle classifiche della qualità della vita? Forse i romani o i sanniti hanno voluto la chiusura degli asili nido o dei sette teatri o l’avvelenamento dei fiumi?».

Il riferimento che fa Moretti non è solo alla mancanza di una progettazione complessiva sulla città, ma anche alla incapacità di guardare a Benevento come un tassello d’Europa: «Nessuno dei politici attuali immagina che nel New Green Deal possa passare proprio da Benevento che può essere l’avanguardia dello sviluppo del futuro d’Europa: siamo la città dei fiumi, una città rurale, con un racconto storico di straordinaria bellezza. Possiamo diventare il paradigma di tante città medie europee che vogliano recuperare un’identità contro le megalopoli. Mastella, Perifano e De Stasio sono delle ottime persone, ma rappresentano un mondo che non c’è più: dal 1996 ad oggi è successo di tutto, in venticinque anni è cambiato il mondo, adesso si deve mollare la presa e lasciare il governo alle progettazioni olistiche su una città che parte dalle contrade e arriva al patrimonio Unesco passando per l’Università, le identità storiche e le potenzialità delle tradizioni, fino ad arrivare alle connessioni locali e internazionali. Anzi, dobbiamo anche rovesciare il concetto di “glocale”: dobbiamo pensare locale e agire globale perché qui il rischio è che si perdano anche la nostra storia e la nostra identità che ci hanno resi unici al mondo».

Gli applausi che partono tra un alto e basso del suo climax da oratore politico più spinto non lo distraggono ed anzi Moretti incalza: «Ma si può essere così ingenui da pensare che noi dobbiamo affidare la città alla politica che ci ha governato fino ad oggi? Guardate che a me non interessa che ci sia un parlamentare buono a Roma: io voglio cercare i De Gasperi, i Saragat, i Berlinguer che sono qui, in questa piazza, che sono qui a Benevento e con queste persone dobbiamo costruire una città che sia desiderabile affinché il saldo migratorio torni ad essere in pareggio e lo spopolamento inverta la tendenza».

L’ultima vocatio Moretti la riserva al senso dell’impegno politico che ha spinto tanti beneventani a diventare ArCo: «Siamo noi la vera politica, siamo noi quelli che fanno politica ogni giorno nelle nostre professioni e con il nostro lavoro quotidiano. E dobbiamo stare molto attenti, perché qui ci vogliono fregare un’altra volta ed è per questo che noi parliamo di “voto maleducato”. Guardate che quello che è accaduto con la composizione delle liste elettorali ci fa capire che sta accadendo qualcosa che non deve passare sotto silenzio: qui stanno scegliendo loro per noi, quelle liste non c’entrano niente con la politica, rischiamo di andare nella cabina elettorale credendo di scegliere i nostri rappresentanti, mente in realtà sono loro che hanno scelto noi e controllato la nostra scelta».

Questo quarantatreenne con venticinque anni di esperienza di progettista sociale che guida quattro reti nazionali di economia civile, di piccoli comuni, di pensiero sul welfare e di politiche sulle povertà educative adolescenziali, che dialoga quotidianamente con i comitati di quartiere ma anche con le commissioni parlamentari e con i tavoli di lavoro europei sulle aree interne, da ieri sera si presenta come l’unica alternativa possibile tra “vecchia politica” e “nuova politica” per Benevento.

Finisce di parlare e ad abbracciarlo sono i candidati della coalizione, gli attivisti, i bambini, le signore venute ad ascoltare “questo giovanotto nuovo che dice cose interessanti”, al grido della “canzone popolare” di Fossati che unisce tutti.

La cifra della campagna elettorale di Angelo Moretti sta anche in una nuova tecnica di narrazione che apre a chi legge o ascolta un nuovo modo di rappresentarsi: tono gentile, contenuti fermi, la bellezza che viene fuori. Se è vero che Moretti farà uscire il capitale sociale ed umano di questa città, è sicuro che grande ruolo assumerà, nei prossimi cinque anni da Sindaco, il capitale narrativo.

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